La vera storia del Requiem di Verdi
Incontro con MATTEO MARNI

La Messa per Manzoni voluta da Verdi per commemorale il primo anniversario della morte dell’autore dei Promessi Sposi chiude e suffraga, insieme allo scrittore, un momento controverso della storia d’Italia. La celebrazione liturgica del 22 maggio 1874 nella chiesa milanese di S. Marco, impreziosita dalle note di Verdi, sancisce la canonizzazione sull’altare della patria sia dell’oggetto della celebrazione che dell’autore della partitura.
Dietro ad una delle intonazioni più evocative dell’intera storia della musica sacra occidentale del potentissimo testo tradizionale della missa pro defunctis non vi sono solo esigenze artistiche e musicali ma anche implicazioni politiche e sociali negli anni complessi della conciliazione fra lo Stato post-unitario e la Chiesa guidata da un papa prigioniero in Vaticano.
Attraverso le note di Verdi, il beneplacito dell’arcivescovo di Milano Nazari di Calabiana e la celebrazione della missa secca ad opera del rivoluzionario monsignor Giuseppe Calvi del capitolo metropolitano si tenta – complice la figura moderata e mediatrice di Manzoni – di ricomporre uno strappo fra le dimensioni temporale e spirituale che non riflette solo il termometro politico ma anche, ad esempio, la spaccatura del clero ambrosiano in due fazioni contrapposte, un presbiterio che non si era ancora ripreso dalla “sede impedita” degli anni dell’amministrazione del vicario capitolare monsignor Caccia Dominioni.
Oltre la questione politica, nella Messa di Verdi furono riposte le speranze di quanti auspicavano l’intervento del maggior compositore italiano vivente per dettare una norma oracolare sul corretto modus scribendi da adottare nel tempio in un periodo di transizione fra il linguaggio musicale ottocentesco, pienamente efficace e comunicativo sebbene eccessivamente implicato e connotato politicamente, e le nuove istanze asettiche del nascente movimento ceciliano.
Docente

Matteo Marni
Storico della musica, è dottorando di ricerca (Studi umanistici: tradizione e contemporaneità) presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano dove è anche cultore della materia per l'insegnamento di Storia della Musica.
Studia attraverso indite fonti archivistiche la prassi liturgico-musicale italiana d'età moderna con una particolare attenzione alla città di Milano.
Partecipa a convegni internazionali e giornate di studi, ha all'attivo pubblicazioni in riviste scientifiche e volumi miscellanee ed è spesso invitato come relatore a conferenze e incontri di guida all'ascolto da importanti istituzioni milanesi.
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