Storia della musica sacra in Italia nell’Ottocento: dall’opera a S. Pio X

di Matteo Marni

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Struttura del corso

Il corso è articolato in 4 lezioni di 1 ora e 30 minuti ciascuna, di cui un’ora dedicata alla formazione più la discussione.

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Programma

La radice della cosiddetta Riforma Ceciliana è molto più profonda di quanto non si possa credere, giacché espressioni normative e istanze riformatrici sembrano principiare con l’enciclica “Annus qui nunc” di Benedetto XIV del 1749. In barba al pronunciamento pontificio, nel prosieguo del XVIII secolo la musica sacra si è mossa in direzione opposta abbracciando con sempre maggior convinzione il linguaggio musicale condiviso e trasversale a tutti i contesti di produzione e fruizione di musica. Nel corso dell’Ottocento i pronunciamenti normativi dei vescovi più attenti all’ortoprassi della musica sacra si sono susseguiti senza ottenere un effetto immediato ma contribuendo a preparare il terreno a quella che, dagli anni ’70 del secolo, sarà organicamente organizzata nel fronte compatto della Riforma Ceciliana.

Attraverso gli scritti di teorici musicali e articolisti della stampa ottocentesca specializzata è possibile ricostruire l’impalcatura estetica che ha mosso l’opera dei musicisti di chiesa nell’Ottocento italiano, secolo bistrattato dai moderni studiosi quanto a produzione e fruizione della musica sacra. Sarà l’occasione per fare chiarezza su un mondo musicale variegato che è stato ingiustamente adombrato – nell’opinione comune e della comunità scientifica – dalla coeva produzione operistica che in chiesa sarebbe stata indebitamente trasportata con intenti dissacratori. La storia politica di uno stato in fase d’unificazione ha giocato un ruolo primario nella determinazione dello stile e delle modalità di produzione e fruizione della musica sacra nelle chiese d’Italia, rinsaldando il legame fra fermenti politici e uso bandistico-teatrale degli organi che erano chiamati a decorare la liturgia con prestiti e parafrasi operistiche.

Esaurito il portato politico e sociale di un certo linguaggio musicale – stagione che significativamente si chiude con il Requiem di Verdi del 1874 – un repertorio di facile assimilazione e sicura presa nelle assemblee dei fedeli permane in uso oltre lo spartiacque del 1903. Parallelamente alle organiche trattazioni teoriche apparse sulla rivista ufficiale del movimento ceciliano, Musica Sacra, e al nuovo repertorio da questa pubblicato in appendice, la richiesta di musica composta secondo lo stile teatrale sopravvive ai primi congressi ceciliani e al cambio di paradigma con altrettante iniziative editoriali di pari efficacia e diffusione quali il Raccoglitore musicale stampato a Milano da Giovanni Martinenghi. La convivenza di due repertori e due usi nelle chiese nostrane porta a mettere in discussione la narrazione univoca che tende a far credere che l’intero sistema della musica chiesastica italiana si sia piegato ad un’ideologia forte ma condivisa dalla minoranza dei musicisti di chiesa.

Eletto al soglio pontificio dalla sede patriarcale di Venezia, S. Pio X volle portare a Roma con sé il proprio maestro di cappella, don Lorenzo Perosi, affidandogli la riforma della cappella musicale pontificia e coinvolgendolo nella stesura e applicazione del motu proprio “Inter sollicitudines” dedicato alla regolamentazione della musica sacra. Il supremo pastore della chiesa universale sembra con questo pronunciamento comportarsi ancora come patriarca di Venezia emanando un documento che se da una parte impone un cambio di paradigma negli usi della musica sacra in Italia, in altri luoghi del mondo dove la musica sacra ha assunto tradizionalmente altre declinazioni questo motu proprio risulta incomprensibile o non viene preso in considerazione. Tale testo avrà comunque un effetto dirompente nelle chiese italiane e imporrà un cambiamento repentino di usi, repertori e strumenti musicali (verrà affrontata anche l’applicazione dei dettami ceciliani nella costruzione dei nuovi organi).

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Singolo corso
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Docente

Matteo Marni

Storico della musica, è dottorando di ricerca (Studi umanistici: tradizione e contemporaneità) presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano dove è anche cultore della materia per l'insegnamento di Storia della Musica.

Studia attraverso indite fonti archivistiche la prassi liturgico-musicale italiana d'età moderna con una particolare attenzione alla città di Milano.

Partecipa a convegni internazionali e giornate di studi, ha all'attivo pubblicazioni in riviste scientifiche e volumi miscellanee ed è spesso invitato come relatore a conferenze e incontri di guida all'ascolto da importanti istituzioni milanesi.

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Arturo Donati
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Marilena Roli
Marilena Roli
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Giordano Carlo Spinelli
Giordano Carlo Spinelli
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Angelina Donnantuoni
Angelina Donnantuoni
Introduzione al corso sull'iconografia medievale davvero eccellente, esposizione chiara ed accattivante. Grazie!
Piero Bianco
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Veramente interessante l'argomento ed eccellente il relatore che ha tenuto viva l'attenzione per più di un'ora. Mirabile la sintesi e rigoroso il metodo. Sulle risposte grande competenza ed "equilibrio".
Ariadne Diosa
Ariadne Diosa
Lo trovo un'esperienza affascinante. Gli argomenti mi interessano particolarmente e considero il corso un'oasi di conoscenze accessibili, tenute da veri specialisti del settore. Bravissimi!!!
Susanna Menescardi
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Manuela Caramella
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