Il conte Stanislao Medolago Albani. Un cattolico “intransigente”
Bergamo, 6 settembre 1922: alla presenza di mons. Luigi Marelli, Vescovo della diocesi orobica, nonché delle più alte autorità civili e religiose, si tiene la prima, solenne commemorazione del conte Stanislao Medolago Albani ad un anno dalla morte. L’incontro si svolge nella gremitissima aula magna dell’Istituto Pontificio di Scienze Sociali, fondato dallo stesso Conte presso il Seminario Vescovile. In rappresentanza della famiglia di Fede e Ragione, nome della prestigiosa rivista che tiene alte le posizioni di quei cattolici cosiddetti “intransigenti”, in cui si riconosce anche Medolago Albani, c’erano il marchese Filippo Sassoli de’ Bianchi, il canonico G. Biagioli, il sacerdote prof. Paolo de Toth, primo biografo del Conte, e rappresentanze da Genova e Torino.
L’appassionato discorso commemorativo, tenuto dal padre Alfonso Casoli della Compagnia di Gesù, si può sintetizzare in queste sue ardenti parole: «Il conte Stanislao Medolago Albani fu un cattolico tutto d’un pezzo, senza reticenze, senza sottintesi: fu tra i capi di quella schiera umile e gloriosa, che senza rossore e senza viltà si proclamava cattolica, intransigente, papale, in mezzo agli insulti di chi li segnava a dito come nemici della patria, senza speranza di croci di cavalierati, ma unicamente con la croce di Cristo e fieri di essere cavalieri dell’idea cristiana, orgogliosi di alzare la fronte dinnanzi ai loro avversari e di imporsi con la purezza dei loro ideali, con l’onestà della vita e con l’eroismo del sacrificio». Quanti Medolago Albani occorerebbero anche oggi, in questa nostra società allo sbando, sempre più scristianizzata…
I natali
Stanislao Medolago Albani nasce a Bergamo il 30 luglio 1851 dal conte Gerolamo e da Benedetta de Maistre, nipote del celebre savoiardo conte Joseph, teorico della controrivoluzione. Il piccolo è destinato a patire da subito, poiché la mamma muore nel darlo alla luce e il padre, risposatosi dopo quattro anni con la cognata Filomena de Maistre, muore quattro mesi dopo il secondo matrimonio. Stanislao cresce circondato dall’amore della sua seconda madre (che, dopo il matrimonio del figlio, entrerà nella congregazione delle Figlie del Sacro Cuore, a Roma, con il nome di suor Maria Teresa) e dei parenti Medolago Albani e de Maistre, antiche e nobili famiglie fortemente e radicalmente cristiane. La preparazione culturale del giovane Conte è notevole: si laurea in Teologia e Filosofia presso l’Università Gregoriana, a Roma, e parla correntemente francese, tedesco, latino e greco antico. Molto importante per la sua formazione è la figura del suo precettore, mons. Giovanni Torri, canonico della Cattedrale di Bergamo, che gli rimane accanto come fidatissimo consigliere per tutta la vita. Nel 1873 sposa la contessa piemontese Maria Luisa Callori di Vignale, donna forte e anch’essa di grande fede, che gli darà quattro figli: Benedetta (che entrerà nella congregazione delle Figlie del Sacro Cuore), Gerolamo, Pio Leone e Federico.
Una scelta di campo: con Santa Romana Chiesa
Gli anni in cui il conte Stanislao si trova a vivere sono quelli dell’appena costituito Stato unitario, retto da potentissime fazioni liberali del tutto minoritarie nel Paese e spesso legate alla massoneria. Forze, che cercano in ogni modo di distruggere, anche con leggi ingiuste, le strutture e la tradizione cattolica della nostra Italia. Il Medolago Albani avrebbe potuto trascorrere la propria vita nella spensieratezza e nel divertimento grazie all’enorme patrimonio ereditato dal padre. Così facendo sarebbe stato certamente benvoluto dai poteri forti del nuovo Stato, a beneficio della sua ricchezza e del suo potere. Ma il suo amore per Gesù Cristo, per il Papa, per la Chiesa, lo spingono a scegliere la via stretta…
Il conte Stanislao si rivelerà ben presto un grande uomo d’azione, raggiungendo i vertici del movimento cattolico sia a livello locale sia a livello nazionale. La sua vita pubblica inizia a 17 anni, quando fonda il Circolo San Luigi della Gioventù Cattolica Italiana, venendone eletto primo presidente. Sette anni dopo crea il Circolo Operaio cattolico di san Giuseppe per artigiani, con annessa una Cassa di Mutuo Soccorso; nella sua lunga vita, il combattivo Conte bergamasco, per difendere operai e contadini dagli errori del socialismo, favorirà sempre e con estrema determinazione la nascita di Cooperative di credito, di lavoro e di assicurazione; e poi ancora il sorgere di Case Popolari, Casse Rurali, Società di Mutuo Soccorso e di Assistenza Pubblica.
Instancabile, fonda altresì il quotidiano L’Eco di Bergamo e, dal 1894 al 1909, lo troviamo eletto Presidente ell’Amministrazione Provinciale. Combatterà senza sosta anche il liberalismo e quei cattolici inquinati dagli errori liberali. «Pio IX – amava affermare Medolago Albani – ha detto di non temere la “Comune”; di temere invece il Liberalismo camuffato da cattolico, che è, ad un tempo, ipocrisia, opportunismo, vilissima paura, che si risolve in una pratica negazione della Fede». Ed aggiunge: «Tra i nemici della Chiesa quelli che più hanno nuociuto non sono gli uomini franchi, sinceri anche nei loro odii, ma i dissimulati e i furbi. Sono più ancora i moderati per natura, di cui i violenti si sono ordinariamente serviti da scudo. Quante volte questi pacificatori ad oltranza ci sono venuti innanzi col ramo di olivo, predicando la riconciliazione e l’intesa, ma a condizione che i cattolici ne pagassero tutte le spese… E ciò che rendeva questo modo di fare anche più pericoloso è di avere trovato nelle file dei cattolici tutto un partito sempre pronto ad accoglierli…». Un uomo del genere non poteva che diventare prezioso collaboratore di tre Papi: Leone XIII, san Pio X e Benedetto XV.
Nell’Opera dei Congressi
Il conte Stanislao Medolago Albani si pone all’attenzione del mondo cattolico nazionale nel 1877, in occasione del IV Congresso Nazionale dell’Opera dei Congressi, che si tiene a Bergamo sotto la presidenza del Vescovo orobico Pier Luigi Speranza. Il Conte, che ha appena 26 anni, interviene in veste di presidente del Comitato locale e subito viene notato per le sue doti organizzative e per la sua preparazione, tant’è che nel 1879 viene nominato Segretario del V Congresso Nazionale che si tiene a Modena.
“L’Opera dei Congressi e dei Comitati Cattolici”, nata nel 1874 per tutelare i diritti della Chiesa sempre più ridotti dal nuovo e ostile Stato unitario, favorisce le iniziative caritative cristiane e coordina le molteplici attività promosse dalle associazioni che ne fanno parte. Nel 1882 Medolago Albani, la cui azione è sempre più apprezzata, viene chiamato a far parte del Comitato Generale Permanente dell’Opera, assumendo così nuovi impegni a livello nazionale. Nel VII Congresso, tenutosi a Lucca nel 1887, viene creata la sezione di “Economia Sociale Cristiana” e viene a lui affidata. Le relazioni che terrà in tale veste nei successivi Congressi dell’Opera, saranno sempre dotte e ricche di materiale scientifico e di proposte pratiche, sia per la soluzione dei più gravi problemi di economia che per quelli di sociologia cattolica.
Il conte Stanislao, sin dal 1884, è membro effettivo in rappresentanza dell’Italia dell’ “Unione Cattolica degli Studi Sociali ed Economici di Friburgo”. L’Unione, fondata e presieduta dal cardinale svizzero Gaspard Mermillod, ha come finalità quella di approfondire con spirito cristiano tutte le tematiche di economia sociale. Gli studi promossi da tale prestigiosa organizzazione internazionale costituiranno i primi preziosi elementi per l’enciclica sociale di Leone XIII Rerum Novarum (1891), che, per volontà di Papa Pecci, sarà illustrata nei convegni dei cattolici italiani proprio dal conte Stanislao Medolago Albani.
Nel 1897 l’Opera, presieduta dal conte Giovanni Paganuzzi, è al culmine della sua forza e come sempre segue le direttive del Papa e dell’Episcopato Italiano. Intanto, però, nell’ombra, qualcuno la sta minando al suo interno… sono i modernisti capeggiati da don Romolo Murri (che in seguito verrà scomunicato). Questi iniziano una guerra subdola a Paganuzzi a cui viene imputato, fondamentalmente, di seguire con troppo zelo (!) le direttive della Santa Sede. Il conte Stanislao sarà tra i primi ad appoggiare pubblicamente Paganuzzi, comprendendo la pericolosità del nascente movimento religioso detto appunto modernismo, cloaca di tutte le eresie. Purtroppo la zizzania lavorava senza sosta all’interno dell’Opera dei Congressi e l’elezione del suo nuovo presidente, il filo-murriano Giovanni Grosoli, inasprisce le tensioni. Il nuovo Pontefice, san Pio X, che si adopererà senza sosta per combattere il modernismo all’interno della Chiesa, non può che ordinare lo scioglimento dell’importante organizzazione cattolica (1904). L’unica sezione dell’Opera che il Santo Padre decide di lasciare in vita è quella “Economico-Sociale” (diventerà poi l’Unione Economico-Sociale), proprio perché diretta da Medolago Albani. Un segno inequivocabile di grande stima verso il nobile bergamasco. Con la morte di Papa Sarto e lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, il conte Stanislao si ritira dalla scena nazionale per dedicarsi all’Istituto Pontificio di Scienze Sociali, di cui era fondatore e presidente.
L’ultima apparizione in pubblico
Nel settembre del 1920, a poco meno di un anno dalla morte, avvenuta il 3 luglio 1921, l’anziano nobiluomo compare per l’ultima volta in pubblico proprio nella sua Bergamo, in occasione del VI Congresso Eucaristico Nazionale. Sostenuto dalla sua filiale devozione mariana e animato da una profonda devozione eucaristica, nella chiesa di Santo Spirito gremita di fedeli, il Conte tiene una relazione sull’importanza della partecipazione alla Santa Messa. Nel suo appassionato intervento esorta i presenti a gustare il fascino del Santo Sacrificio dell’Altare, evento che è sempre stato centrale nella sua vita. Infine, sentendo avvicinarsi “sorella morte”, esprime una totale fiducia nel conforto che Gesù gli darà quando dovrà lasciare questo mondo. E in quel momento, usando le parole di san Paolo, il cuore militante e generoso del conte Stanislao avrà potuto dire: «Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede».
FONTE: Radici Cristiane n. 92