Verrocchio. Un grande maestro del Rinascimento

Verrocchio. Un grande maestro del Rinascimento - Schola Palatina

Firenze ha messo in scena la grande arte rinascimentale con la prima mostra italiana interamente dedicata ad Andrea del Verrocchio, artista raffinatissimo e poliedrico, nella cui bottega passarono alcune delle piรน note personalitร  artistiche di sempre, come Sandro Botticelli, Domenico Ghirlandaio, Pietro Perugino, Lorenzo di Credi, Bartolomeo della Gatta e Leonardo da Vinci.

Le 120 opere, raccolte per lโ€™occasione dai curatori Francesco Caglioti e Andrea De Marchi ed allestite fino al 14 luglio nellโ€™elegante cornice di Palazzo Strozzi con una sezione speciale nel Museo Nazionale del Bargello, hanno offerto un esempio della produzione artistica a Firenze nel trentennio tra il 1460 e il 1490, allโ€™epoca di Lorenzo il Magnifico.

Si noti tuttavia come i dipinti, le sculture e i preziosi disegni del maestro siano espressioni di una visione artistica estremamente completa e sfaccettata, di grande spessore poetico, notevole anche rispetto allโ€™opera piรน razionale ed empirica dellโ€™illustre allievo Leonardo, cui la mostra pur doverosamente rimanda in occasione dei cinquecento anni trascorsi dalla morte.

Dallโ€™oreficeria alla scultura

Andrea di Michele di Francesco di Cione detto il Verrocchio (Firenze 1435-Venezia 1488), che esordรฌ in veste di orafo in pieno Quattrocento, trovando cosรฌ sfogo alla propria innata vocazione artistica nella definizione artigianale dei dettagli di una pratica antica e raffinatissima, si avvicinรฒ in un secondo momento alla scultura, grazie agli insegnamenti di Desiderio da Settignano. In seguito, lavorando nella bottega del sommo Donatello, affinรฒ le proprie capacitร  nella lavorazione del bronzo fino a giungere alla pittura, attraverso un inesausto esercizio del disegno.

Queste sovrapposte capacitร , indizio di approfondito studio sulle possibilitร  espressive delle varie tecniche, ne causarono la fama di artista troppo artificioso, a scapito di una piรน spontanea resa della veritร . Questo pensiero sullโ€™opera del grande fiorentino,ย in primisย espresso in pieno Cinquecento da Giorgio Vasari, celebre biografo-storico dellโ€™arte oltre che pittore e architetto, รจ senzโ€™altro miope e ignora il lascito fondamentale di Verrocchio alla storia artistica italiana. La sua sottile capacitร  di indagare la realtร  e rielaborarla nella creazione di tipologie esemplari attraverso una tecnica eccelsa, aprรฌ infatti la via a molte delle successive sperimentazioni artistiche dalla toscana alle Marche a Venezia, fino a raggiungere in parte, tramite i suoi numerosi allievi, le esperienze di Michelangelo e Raffaello.

Il rapporto di Verrocchio con la scultura รจ determinato dalla sua conoscenza dellโ€™oreficeria: quel modo lenticolare di curare i minimi dettagli gli permetteva di cogliere al contempo le caratteristiche del mondo materiale cosรฌ come le sottigliezze psicologiche di un gesto o di unโ€™espressione del viso. Alla morte del maestro Desiderio (1464), Verrocchio ne proseguรฌ lโ€™attivitร , realizzando in particolare le lastre marmoree con le effigi di eroi ed eroine dellโ€™antichitร , che avevano reso celebre la bottega di Desiderio tra gli antiquari e i colti umanisti fiorentini del tempo.

Il piรน bel viso di Cristo

Tra i capolavori scultorei di Verrocchio, si annovera la celebre interpretazione in bronzo di David (1468-1470), reso come un fanciullo elegante e raffinato, ancora pervaso dโ€™innocenza. Ventโ€™anni dopo, con alle spalle lโ€™esempio di Donatello e lโ€™ispirazione forte della cultura di Roma antica che, secondo il biografo Vasari, lo convinse ad abbandonare lโ€™oreficeria per la piรน monumentale scultura, lโ€™artista fiorentino mostrรฒ nel mirabile gruppo bronzeo dellโ€™Incredulitร  di san Tommaso, terminato per una nicchia di Orsanmichele a Firenze, lโ€™espressione piรน completa della propria poetica. Qui il viso di Cristo, riconosciuto come uno dei piรน belli mai realizzati da mano umana, e lโ€™insieme dei gesti e delle figure raccontano una storia sempre viva e vera.

Verrocchio giunse tardi alla pittura, ma, quando nel 1470 realizzรฒ la Madonna con il Bambino, oggi conservata a Berlino nella Gemรคldegalerie, mostrรฒ al mondo una delicatissima immagine, immersa in una luce trasparente, vivida nella resa dellโ€™aria e dei singoli dettagli materici: dal velo leggero alla cromia splendente delle pietre preziose. Nella cosiddetta Madonna di Volterra (1471-1472 ca.), oggi alla National Gallery di Londra, la Vergine, protetta dalla presenza di due angeli, contempla il Bambino teneramente adagiato sulle ginocchia; sul fondo si apre un paesaggio limpido e chiaro, impreziosito dal gioco visivo del tendaggio di stoffa ricamata.

Arte da โ€œesportazioneโ€โ€ฆ

Questo nuovo e meraviglioso linguaggio pittorico, fatto di luce e sofisticata dolcezza, dalla bottega di Verrocchio si propagรฒ in tutto il centro della penisola grazie alla piena attivitร  di artisti quali Perugino e Ghirlandaio, fra tutti, che lavorarono in numerosi cantieri e forgiarono a loro volta numerosi nuovi pennelli. La perizia tecnica del maestro, la sua dedizione lenticolare al disegno, che con misurata compostezza unisce lโ€™idea e lโ€™osservazione del dato naturale, viene ereditata da Filippino Lippi, autore di finissimi brani pittorici, e da Leonardo, il quale ยซquelle teste di femina con bellโ€™arie et acconciature di capegli sempre imitรฒยป (Vasari).

Lโ€™arte di Verrocchio racconta infatti il dettaglio oggettivo e lโ€™insondabile essenza delle cose. E proprio in questa sua intuizione profondissima e geniale รจ racchiuso il vero lascito del maestro ai suoi allievi: la natura immersa nella luce e nellโ€™aria diviene un tuttโ€™uno con esse in una conchiusa sinfonia di colori e vibrazioni. Solo attraverso una cosรฌ completa visione si giunge allโ€™esaltazione del bello che non vive avulso da ogni contesto, ma ha bensรฌ necessitร  di dialogare intrinsecamente con il mondo naturale e con quello spirituale.

FONTE: Radici Cristiane n. 145

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