Il totalitarismo secondo Del Noce
Per delineare il rapporto che Augusto Del Noce individua fra rivoluzionarismo e anticristianesimo nella società contemporanea, dobbiamo stringere la nostra ottica su un unico punto riguardante l’esito totalitaristico del rivoluzionarismo novecentesco. Del Noce ritiene che quel processo rivoluzionario – che fra i molti impulsi decisivi di stampo marxista e di carattere internazionalista ha avuto la più recente deflagrazione nel movimento sessantottino e nei suoi epigoni – abbia prodotto fin dalle sue premesse ideologiche un totalitarismo, che oggi ha assunto la forma del politicamente corretto.
Partiamo dunque da una proposizione di Del Noce, proposizione che si inserisce nell’ampia e robusta tradizione filosofica e culturale, non solo esclusivamente cristiana in senso religioso stretto (cioè per lo più cattolica), bensì anche ineludibilmente cristiana (e quindi cattolica e laica insieme) nel senso della vecchia tesi di Croce, per cui non possiamo non dirci cristiani se pensiamo e viviamo nell’orizzonte della storia europea e se dunque vogliamo sentirci parte integrante e attiva della nostra civiltà.
La secolarizzazione
Del Noce, ne L’epoca della secolarizzazione, sostiene che la società occidentale contemporanea «è l’unica nella storia che non abbia origine da una religione, ma sorga essenzialmente contro una religione». Altro che dirsi cristiani: la seconda metà del Novecento ha mostrato una ostilità al cristianesimo – come religione europea e quindi come uno dei cardini della nostra civiltà – , senza paragoni in epoche precedenti. Se dunque la società europea contemporanea si sta progettando in opposizione alla religione dalla quale è sorta e con la quale è cresciuta, possiamo concludere che questa società sta agendo contro sé stessa, erodendo le proprie radici e negando la propria storia.
Una civiltà che va contro la dimensione religiosa finisce dunque con l’annientare se stessa. La pulsione di morte che sta alla base di questa spirale autodistruttiva è ben nota e corrisponde, sostanzialmente, a quel disprezzo di sé che accompagna il pensiero moderno e che Del Noce ha spesso analizzato non solo come tendenza al «suicidio» da parte del rivoluzionarismo, ma anche e soprattutto come spinta al suicidio insita nella coscienza europea moderna.
Il Sessantotto
Nell’interpretazione delnociana, il processo di secolarizzazione è stato il motore decisivo di questa involuzione, a cui è seguita una fase ancora più drastica, perché ideologicamente più agguerrita e culturalmente più cinica, una fase che ha avuto la sua esplosione con il movimento del Sessantotto e nel decennio successivo. Questo è uno dei punti cruciali del pensiero di Del Noce: l’idea che, con la secolarizzazione, si sia aperta una faglia ulteriore che produce la scristianizzazione, la recisione delle radici cristiane e l’innesco di un conseguente processo di autodistruzione da parte della civiltà europea.
Nel suo senso storico, filosofico e politico ampio, la secolarizzazione, come ha spiegato definitivamente Hermann Lübbe, consiste nel processo di liberazione da quei pregiudizi antiscientifici che la modernità ha attribuito alla visione mitica e religiosa del mondo: secolarizzazione come demitizzazione e come scientificizzazione del pensiero e della vita sociale e personale. Dai suoi sostenitori, questa acquisizione viene spacciata come uno scenario positivo, come l’affermazione dell’idea di progresso, la sconfitta di dogmi antichi e il raggiungimento di uno stadio superiore razionale e libero.
Lo scientismo
Qui però Del Noce vede l’avvio di un percorso paradossale, che dall’iniziale intenzione di sradicare l’irrazionalismo antiscientifico ha condotto all’instaurazione di un paradigma dogmatico e totalitario: lo scientismo come assolutizzazione della scienza, del suo metodo e delle sue applicazioni. Il totalitarismo della tecnoscienza si affianca al totalitarismo del politicamente corretto. Insieme formano la struttura dominante dell’epoca contemporanea, il sistema di comando e di controllo dell’Europa attuale, un complesso ideologico nel quale la scristianizzazione non è un danno collaterale, bensì un obiettivo primario.
Al centro di quella che Del Noce ha definito «l’interpretazione transpolitica della storia contemporanea», con la quale egli esprime la propria interpretazione generale della storia e del pensiero, c’è la critica dei concetti di libertà e di liberazione. Nell’interpretazione delnociana, la nozione di libertà, che ha un ruolo fondamentale nella storia del pensiero occidentale e che ha costituito un punto di riferimento contro ogni tentativo di imporre schemi e modelli totalitari, è stata sottoposta a grandi pressioni che, nel Novecento, hanno prodotto modificazioni e perfino radicali aberrazioni rispetto all’idea classica e, in definitiva, rispetto alla nozione stessa di libertà in sé.
Sulla scia di precursori moderni, in particolare i libertini francesi e le loro trasformazioni illuministiche, il concetto di libertà si è trasformato nell’idea di scioglimento da ogni vincolo, morale o sociale, per conseguire un piano in cui la ricerca della felicità ha tagliato i tradizionali legami etici, diventando assolutismo della libertà ovvero liberazionismo assoluto.
L’ideologia totalizzante
Così intesa, la liberazione vuole anche superare la concezione religiosa della vita e, più precisamente, eliminare il vincolo rappresentato dal Cristianesimo. Sciolto dai valori etici e religiosi, il simulacro liberazionista della ragione può ora affermarsi al suo livello ultimo, cioè nell’assolutismo della tecnoscienza, spalleggiato dall’assolutismo del politicamente corretto. Questa arrogante liberazione conduce infatti allo scientismo sul piano tecnico e al politicamente corretto sul piano culturale. Se sapere è anche conoscenza scientifica e se quest’ultima rappresenta anche un modo di liberazione dell’uomo dai dogmi della metafisica e dai codici della tradizione, la conoscenza scientifica è la nuova forma del potere al quale guarda il pensiero post-sessantottino.
La rivoluzionaria liberazione dalle presunte catene dell’oppressione sociale e quella dai vincoli della morale sono unite in un’unica lotta ed in un unico obiettivo: la cancellazione della tradizione e delle sue forme religiose, sociali, economiche, culturali e perfino psicologiche. Essa va sostituita con un’ideologia, che riesca a controllare la totalità sociale, che sia cioè totalizzante e quindi totalitaria, per la quale la religione cattolica resta un autorevole ostacolo: da qui il progetto di scristianizzazione dell’Europa.
FONTE: Radici Cristiane n. 148