É possibile un vero bene comune senza Dio?

É possibile un bene comune senza Dio?

É una domanda che può sembrare strana, ma non lo è. Strana, perché qualcuno potrebbe obiettare che il concetto politico di “bene comune” sia qualcosa che vada considerato solo sul piano naturale e non anche su quello soprannaturale, per cui non avrebbe senso chiedersi se la correttezza di questo concetto sia legata o meno ad una prospettiva teistica, ateistica o agnostica.

E invece bisogna rispondere a tale interrogativo in questo modo: non è affatto possibile un autentico concetto di “bene comune” prescindendo dalla centralità di Dio.

Per capirlo è necessario sapere cosa sia davvero il bene comune. Vediamo.

Cos’è davvero il bene comune?

Ci sono almeno tre concezioni non corrette di bene comune.

La prima è quella che si può definire liberale: il bene comune della società è la somma dei beni individuali.

La seconda si può definire utilitarista: il bene comune è una sorta di “massimizzazione globale” dei beni individuali, che permetterebbe anche il sacrificio di alcuni soggetti. Facciamo un esempio: la legittimità della sperimentazione sugli embrioni umani al fine di poter raggiungere un beneficio per l’intera collettività.

La terza è la concezione collettivista: ogni bene comune è comune. Pertanto, non esisterebbero beni individuali.

Ma – come abbiamo detto – queste sono tre concezioni non corrette di bene comune. Qual è quella giusta? Rispondiamo: è quella tradizionale, legata cioè alla metafisica classica e alla filosofia naturale e cristiana.
Tale concezione afferma che il bene comune è l’insieme delle condizioni attraverso le quali gli uomini possono raggiungere la propria perfezione.

Il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, al n.407, chiede: Che cosa è il bene comune? Risposta: “Per bene comune si intende l’insieme di quelle condizioni di vita sociale che permettono ai gruppi e ai singoli di realizzare la propria perfezione.”

Molto interessante per la sua precisione è la definizione che del bene comune dà Pio XII nel Messaggio per il Natale del 1942: “Tutta l’attività dello Stato, politica ed economica, serve per l’attuazione duratura del bene comune; cioè di quelle estreme condizioni, le quali sono necessarie all’insieme dei cittadini per lo sviluppo delle loro qualità, dei loro uffici, della loro vita materiale, intellettuale e religiosa.”

Dunque, possiamo anche dire così: dal momento che il fine della politica è un fine comune a tutti e che riguarda tutti, possiamo dire che il bene comune della società è un bene in comune.

Il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa al n.164 dice: “Il bene comune non consiste nella semplice somma dei beni particolari di ciascun soggetto del corpo sociale.”

Torniamo adesso al punto iniziale!

Perché non può esistere un bene comune senza il riconoscimento della centralità di Dio?

Va da sé che il bene comune, metafisicamente inteso, trovi fondamento in Dio e corrispondenza nella natura umana, pensata e creata da Dio.

Quando si afferma che un corretto concetto di bene comune si fonda sulla dignità della persona umana, non si dice qualcosa di sbagliato, bisogna però fare una precisazione. Infatti, il concetto di bene comune si deve basare su un corretto (sottolineiamo “corretto”) concetto di centralità della persona umana. Concetto “corretto” significa in questo caso che eviti qualsiasi deriva immanentistica e di antropocentrismo radicale.
La società è a servizio dell’uomo, ma l’uomo non è autosufficiente, è creatura di Dio e non fondamento immanente di tutto.

L’uomo non è solo materia, cioè non è solo il suo corpo. É unione di anima e corpo. Un’unione gerarchica che si sprime nel governo dell’anima sul corpo.

Dunque, è proprio questa evidente verità antropologica che dimostra come un autentico concetto di bene comune non possa e non debba essere inteso come pura somma di beni materiali.

E qui il discorso si apre alla tipologia dei beni. Ci sono i cosiddetti beni-strumentali e i beni-fini.

I beni-strumentali sono beni a servizio di altri beni. Sono beni intermedi (la salute, il benessere economico, l’istruzione, il buon funzionamento tecnico della società).

I beni-fini sono beni che costituiscono il fine dell’uomo (l’agire morale e la vita eterna in Dio).

Dunque, il bene comune deve riguardare non solo i beni-strumentali ma anche i beni-fini.

Esso – il bene comune – non può riguardare solo il benessere materiale, ma il bene di tutto l’uomo integralmente inteso. Il bene comune è infatti il pieno godimento dell’essere, cioè attiene alla piena realizzazione dell’essere.

Così come non può esistere l’uomo senza Dio, non può esistere un bene comune senza Dio.

Concludendo, si pensi a cosa è successo dalla Rivoluzione francese in avanti. Questo evento ha rappresentato l’apice politico della modernità imponendo la sostituizione dei diritti di Dio con i diritti dell’uomo. Conseguenza? L’800 e soprattutto il ‘900 sono riusciti a fare più morti ammazzati di tutti gli altri secoli. L’uomo, ridotto unicamente a “macchina” (secondo la celebre espressione dell’illuminista La Mettrie) e la società come organizzazione atta a considerare l’uomo solo come numero e corpo, hanno reso la storia un “cimitero”.