Evoluzionismo e creazionismo: quali differenze?

Evoluzionismo e creazionismo: quali differenze? - Schola Palatin

Nello studio dell’uomo un posto importante lo occupa quello sull’origine della vita. Relativamente a questa importante questione, si possono individuare due grandi teorie. All’interno delle quali, poi, sono successivamente individuabili posizioni più specifiche. Le due teorie sono: l’evoluzionismo e il creazionismo.

La prima, la creazionistica, è anche detta della stabilità. Essa afferma che tutte le specie viventi sono stabili e quindi sostanzialmente immutabili; per cui non sarebbe possibile un passaggio da una specie all’altra.

Invece, la teoria evoluzionistica afferma che le specie viventi non sarebbero immutabili; anzi, avverrebbe un passaggio dall’una all’altra. Tutte le specie deriverebbero, per evoluzione, dalla materia primordiale, così come tutti i rami di un albero derivano dallo stesso tronco.
All’interno della teoria evoluzionistica è possibile però fare una suddivisione, che risulterà molto importante per la questione dell’esistenza di Dio e anche per quella della spiritualità dell’uomo. La suddivisione è questa: evoluzionismo radicale ed evoluzionismo moderato.

L’evoluzionismo radicale afferma che la materia sarebbe increata e tutto scaturirebbe per evoluzione da essa. Non vi sarebbe né un progetto né tantomeno un finalismo: tutto sarebbe frutto della casualità. Le uniche leggi dell’evoluzione di questa materia sarebbero nel suo interno e non fuori di essa. Tra gli esponenti di questa posizione vi è il celebre Charles Darwin (1809-1882). Tale evoluzionismo è ovviamente incompatibile con il cristianesimo e con ogni ipotesi creazionistica.

L’evoluzionismo moderato riconosce sì un principio evolutivo, ma non afferma la non creazione della materia. Tutto avrebbe origine da Dio, nel senso che Egli avrebbe avviato il processo, che, a sua volta, mostrerebbe un finalismo al suo interno. Il passaggio da un tipo di vita non cosciente ad un’altra autocosciente può spiegarsi solo con un deliberato intervento esterno di Dio (il “soffio” vitale di cui parla la Bibbia).

L’inattendibilità dell’evoluzionismo radicale

La teoria di Darwin si può sintetizzare in tre convinzioni:

  1. La vita nasce casualmente dalla non-vita.
  2. L’uomo attuale proviene, per evoluzione, da antichissimi individui sub-umani non intelligenti.
  3. Le cause di tale evoluzione sono due: a) le mutazioni genetiche che si verificherebbero per puro caso in ogni vivente; b) la selezione naturale, ovvero la sopravvivenza di quegli individui le cui mutazioni riescono ad adattarsi meglio delle altre all’ambiente in cui vivono.

Ebbene, tale evoluzionismo radicale sembra essere stato ampiamente smentito sul piano filosofico, su quello biologico, su quello fisico e su quello paleontologico.

Sul piano filosofico. La materia non può esistere da sempre. “Da sempre” vuol dire eternità, ma tale concetto presuppone l’essere fuori del tempo. La materia diviene e muta, dunque subisce il tempo. Ora, come è possibile pensare ad una realtà (in questo caso la materia) che dovrebbe essere tanto fuori quanto nel tempo?

Sul piano fisico. La materia non è eterna. La fisica afferma che l’universo ha avuto un inizio. L’allontanamento dei corpi celesti fra loro rende evidente uno scoppio iniziale. Inoltre, i principi di Carnot (o anche detti secondo e terzo principio della termodinamica) affermano che si passa dal più perfetto al più imperfetto e non viceversa. Pertanto, viene smentitata la teoria della selezione naturale.

Sul piano paleontologico. L’evoluzionismo radicale è stato finora smentito anche dalla paleontologia. Tra i reperti fossili raccolti in centinaia e centinaia di scavi al momento non si trovano anelli di congiunzione fra una specie e l’altra.

Sul piano biologico. La vita non può nascere dalla non-vita. Ciò è ampiamente attestato da Francesco redi in avanti.

Evoluzionismo e creazionismo: come è comparso il primo essere vivente?

La materia vivente è fatta di proteine, che sono i veri e propri “mattoni” degli organismi e dei singoli organi. Le proteine sono formate da una lunga serie di aminoacidi, ovvero composti chimici non-viventi. Gli aminoacidi per dare origine ad una proteina vivente devono legarsi fra loro attraverso una successione precisa. Gli aminoacidi che costituiscono le proteine viventi sono solo 20, ma, formando diverse combinazioni, possono formare milioni e milioni di proteine viventi, una diversa dall’altra. In natura queste possibilità sono utilizzate solo in una minima percentuale e solo in quelle precise successioni che permettono la formazione di esseri viventi.

L’evoluzionismo radicale afferma che la vita (la prima proteina) si sarebbe formata casualmente dalla materia non vivente, miliardi e miliardi di anni fa nel cosiddetto “brodo primordiale”, ovvero un ambiente acquatico saturo di metano, ammoniaca e idrogeno.

Lo scienziato americano Stanley Miller (1930-2007), nel 1953, cercò di fare un esperimento che riproducesse le condizioni del “brodo primordiale”. Effettivamente dopo qualche giorno il “brodo” generò alcuni aminoacidi. Il problema però è che gli aminoacidi sono composti non-viventi, per cui si non poteva affatto dire che l’esperimento fosse riuscito. Altri scienziati cercarono di rifarlo e di perfezionarlo, ma nulla da fare: dal “brodo” nemmeno una proteina vivente.

C’è un altro motivo ancora che dimostra quanto il caso non possa generare la materia vivente.

La sequenza degli aminoacidi in una proteina vivente dipende da una “programmazione intelligente” scritta nel DNA che precede, dunque che è anteriore alla stessa proteina. Insomma, la prima proteina vivente si è formata grazie ad una programmazione intelligente. Le proteine viventi sono continuamente prodotte e rinnovate dalle cellule, in cui vi è il DNA. La successione programmata di centinaia di milioni di triplette sul nastro del DNA compone il cosiddetto patrimonio genetico, che è anche detto genoma. Nel genoma di una cellula umana ci sono circa 30.000 geni, formati, però, da un numero variabile di triplette, ognuno dei quali programma una sua proteina. L’uomo e il moscerino della frutta hanno lo stesso (stesso!) numero di geni, ciò che muta è la programmazione, per cui da quello stesso numero può venir fuori l’uomo, ma può venir fuori anche il moscerino della frutta.

Il premio Nobel Renato Dulbecco ha scritto: “Il primo principio della genetica dice che l’informazione è a senso unico: va sempre dal gene alla proteina e mai nella direzione diversa.” (R.Dulbecco, Ingegneri della vita, Milano, 1988, p.38). Il che vuol dire che la programmazione (quindi l’intelligenza!) precede sempre la materia.

Inoltre, la scoperta del DNA ci dice che possono avvenire solo modificazioni superficiali (una lettera nelle triplette), modificazioni – per esempio – come il colore della pelle, dei capelli, ecc… Ma non possono venire modificazioni di statuti cromosomici.

Ma non solo: la scoperta del DNA ci ha fatto capire, anche, che non si può operare la distinzione tra organismi semplici e organismi complessi (distinzione su cui si basa la teoria evoluzionistica). Già un organismo monocellulare è un organismo complesso.

Cristianesimo ed evoluzione

Di per sé la teoria evoluzionistica potrebbe anche essere accettata da un punto di vista cristiano. Ma solo sé un evoluzionismo moderato e non radicale, cioè di un evoluzionismo che ammetta il finalismo.

Tale evoluzionismo, però, non deve confliggere con questi punti:

  1. Dio ha creato il mondo dal nulla, dando inizio allo scorrere del tempo.
  2. L’anima umana è spirituale e, di conseguenza, è impossibile che essa provenga dalla materia.
  3. L’anima spirituale di ogni uomo – anche quella del primo uomo – è creata direttamente da Dio.
  4. Nella formazione del primo uomo Dio usò una speciale provvidenza: lo creò a sua “immagine e somiglianza.” (Genesi 1,26-27)
  5. Tutti gli altri uomini vengono da un solo primo uomo (Adamo), il quale, pertanto, è l’unico progenitore di tutti gli uomini (monogenismo). É quindi esclusa l’esistenza di veri uomini prima di Adamo od a lui contemporanei.
  6. Il peccato originale è stato commesso individualmente e personalmente da un solo uomo (Adamo) ed è trasmesso, per generazione, a tutti i suoi discendenti.

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