Carlo Magno, Patriarca dell’Occidente e Padre dell’Europa

Carlo Magno, Patriarca dell’Occidente e Padre dell’Europa - Schola Palatina
FONTE IMMAGINE: Electo Magazine (https://electomagazine.it/)

Carlo Magno: patriarca e fondatore

Stricto sensu, il termine Patriarca si riferisce ai padri antidiluviani del genere umano nonché ai grandi capostipiti del Popolo eletto: Abramo, Isacco e Giacobbe. Ma possiamo allargare il concetto per denotare una persona che, per speciale missione divina, costituisce una grande realtà destinata a perdurare lungo i secoli: una tradizione spirituale (S. Benedetto), o un modello di ordine temporale sacrale, quale appunto la Cristianità medievale (Carlo Magno).

Intimamente legato al concetto di Patriarca, vi è quello di Fondatore. La teologia spiega che le grazie della fondazione sono concesse in toto al Fondatore, sicché la storia dell’opera è come uno sviluppo di queste grazie. Esempio tipico sono le grandi ordini della Chiesa: francescani, domenicani, gesuiti e via dicendo, basate sul carisma del rispettivo Fondatore.
In che senso possiamo dire che Carlo Magno sia stato Patriarca e Fondatore?

Nasce la Cristianità

Il Cristianesimo ottenne la libertà nel 313 con l’Editto di Milano di Costantino, e divenne la religione ufficiale dell’Impero nel 380 con l’Editto di Tessalonica di Teodosio. Molti cristiani, tra cui sant’Agostino, videro in questo l’inizio d’un nuovo ordine sociale cristiano. Il paganesimo, però, era ormai troppo radicato nelle mentalità e nelle strutture, sicché questo primo tentativo di Cristianità fallì.

L’Impero d’Occidente crollò nel 476. Fra le scorrerie barbariche e la rovina del mondo romano, la notte scese sull’Europa, prima dell’alba medievale, che avvenne con l’incoronazione di Carlo Magno, nel Natale dell’anno 800. Se sotto un certo profilo questo atto rappresentò la rinascita dell’idea romana di Impero, in una più ampia prospettiva storica esso segnò l’inizio di un’era profondamente nuova: quella della Cristianità medievale. Ora, questa non è stata un ordine qualsiasi, possibile come sarebbero possibili altri ordini. È stata la realizzazione, nelle condizioni inerenti ai tempi e ai luoghi, dell’unico vero ordine fra gli uomini, ossia la Civiltà cristiana.

Il Regno di Dio è essenzialmente spirituale. Ma, nella misura in cui un’ordine temporale si fonda sullo spirito cristiano e, quindi, sorregge e promuove la pratica della fede, esso può essere considerato un frutto eccellente del Regno di Dio, nonché un suo possente coadiuvante. In altre parole, diventa un ordine sacrale. Ecco perché si può parlare di “Regno sociale di Cristo”.
È interessante rilevare come Carlo Magno ritenesse la sua missione essenzialmente spirituale. Ecco, per esempio, l’esordio del suo discorso al Grande Consiglio di Aquisgrana, nel marzo 802: “Udite, fratelli dilettissimi! Siamo stati inviati qui per la vostra salvezza, per ammonirvi e dirvi come dovreste vivere in modo giusto e buono secondo Dio”.

Re dei Franchi e Patrizio romano

Carlo Magno nacque il 2 aprile 742 e morì il 28 gennaio 814. Era figlio di Pipino il Breve e nipote di Carlo Martello, il vincitore dei musulmani nella decisiva battaglia di Poitiers (732).
Pipino era Maestro di Palazzo del Re merovingio Childerico III, l’ultimo dei cosiddetti “Re fannulloni”. Questa carica implicava un reale potere civile, militare e perfino ecclesiastico: in pratica era lui che governava il popolo franco.

Prendendo atto di questa situazione, e in ringraziamento per servizi prestati alla Santa Sede, nel 754 Papa Stefano III varcò le Alpi e, in solenne cerimonia svoltasi nell’abbazia di S. Denis sur Seine, incoronò Pipino Re dei Franchi e Carlo Magno come suo erede. Inoltre, il Pontefice concesse loro il titolo di Patricius romanus, il ché implicava l’obbligo di difendere Roma. Dopo la morte di Pipino, nel 768, e la prematura scomparsa del figlio secondogenito Carlomanno, nel 711, Carlo Magno divenne unico Re dei Franchi. Aveva appena 29 anni.

Difensore di Roma e Patrono della Chiesa

Convertitisi al cristianesimo per opera della Regina Teodolinda (?-628), per ben due secoli i longobardi si erano mostrati fedeli alleati del Papato. I rapporti cominciarono a incrinarsi con Astolfo che, nel 749, invase il Lazio, costringendo Papa Stefano a chiamare in suo aiuto Pipino. Questi scese in Italia nel 755, sconfisse i longobardi e donò al Pontefice le Marche e la Romagna, costituendo così il nucleo dello Stato della Chiesa, che durò fino al 1870.

Nel 756 morì Astolfo. Dopo alterne vicende, il suo successore Desiderio entrò in rotta col Papato. Nel 771 egli strinse d’assedio Roma, imprigionando Papa Adriano I, che chiamò in suo ausilio Carlo. Nell’estate di 774 questi scese in Italia, sconfisse Desiderio a Susa ed accerchiò Pavia. Lasciando il grosso delle sue truppe in Lombardia, Carlo si recò alla Città Eterna dove, vestendo tunica e clamide romana, ricevete gli onori che prima si tributavano al rappresentante dell’Imperatore. Magistrati e nobili gli andarono incontro sino a trenta miglia coi gonfaloni della città. Le milizie gli presentavano le armi. Per la via Flaminia si stendeva una folla enorme che lo osannava con rami di ulivo e palme.

Appena, da lontano un miglio, Carlo vide il Vaticano, scese da cavallo e continuò a piedi. Arrivando alla base della scalinata di San Pietro, si mise in ginocchio e salì baciando ogni gradino. In alto lo aspettava Papa Adriano che, abbracciandolo, lo condusse su un trono a destra dell’altare da dove seguì la Santa Messa. Il Pontefice gli confermò il titolo di Patricius romanorum, nominandolo “Difensore di Roma e Patrono della Chiesa”. Collocando l’anello d’oro nel suo dito, il Pontefice proclamò: “Vi conferiamo questo onore affinché facciate giustizia alla Chiesa di Dio, dovendo renderne conto al Giudice Supremo”. Quindi incoronò Carlo con la corona d’alloro ed invitò i romani a giurargli fedeltà. In quell’occasione, Carlo confermò e accrebbe la donazione di Pipino al Papato, in un solennissimo atto sottoscritto sulla tomba di S. Pietro.

Padre dell’Europa

Nell’arco della sua lunga vita, Carlo Magno portò avanti ben cinquantatré campagne militari, quaranta delle quali in difesa della Chiesa. Commenta al riguardo lo storico Cesare Cantù: «Le spedizioni dei Franchi (…) non erano più correrie come quelle dei Barbari per devastare; neppure inimicizie da tribù a tribù, ma guerre determinate da politico intendimento e da un sistema prestabilito. (…) Dalle cinquantatrè spedizione che [Carlo] condusse dal 769 all’813 trapela l’intenzione di congiungere in robusta unità le popolazioni stabilite su quel che un tempo formava l’impero romano, onde opporle alla doppia invasione minacciata dagli Arabi a mezzodì, e a settentrione dai popoli rimasti nella Germania. (…)  Non è dunque un ambizioso conquistatore ma un ordinatore rivolto ad assodare sull’occupato terreno le popolazioni avveniticcie e arrestare le nuove irrompenti».

Agli inizi dell’800, il potere di Carlo si estendeva dalla Spagna al Baltico, da Napoli alla Scandinavia, dalla Britannia alla Boemia, vale a dire più o meno il territorio corrispondente alla moderna Europa. Aveva quindi ragione il suo segretario Alcuino nel chiamarlo Rex Europæ. Avendo ricompattato l’unità politica europea, agli inizi dell’800 Carlo cessò qualsiasi iniziativa espansionistica, dedicandosi esclusivamente alla difesa di questo vasto territorio contro il duplice pericolo dei musulmani a sud e dei barbari rimanenti a nord. Possiamo quindi dire che egli fu il primo monarca ad avere una visione geopolitica dell’Europa e della sua sicurezza.

Carlo Magno imperatore

Nel 799 Papa Leone III dovette rifugiarsi in Germania incalzato da una violenta rivolta di fazioni romane. Accolto in grande festa nel raduno annuale dei popoli germanici a Paderborn, il Pontefice ricevette il loro omaggio di fedeltà e poté quindi far ritorno a Roma scortato da una schiera di guerrieri sassoni, frisi, westfali, franchi, longobardi… Per sedare definitivamente la situazione, nel dicembre 800 Carlo Magno scese in Italia e convocò un concilio che condannò severamente i rivoltosi, restituendo al Pontefice il pieno uso della sua autorità. Nelle solennità del Natale, mentre Carlo assisteva alla Messa pontificale sul sepolcro dei santi Apostoli, Leone III gli pose sul capo un diadema d’oro, fece quindi nel suo cospetto una reverenza all’antica e lo salutò come Imperator et Augustus.  Il popolo gridò ad una voce: “Vita e vittoria a Carlo, grande e pacifico Imperatore Romano, coronato per volontà di Dio!”.

Carlo fu il primo imperatore incoronato da un Papa nel nome di Dio, nonché il primo a regnare “per grazia di Dio”. Un mosaico nella Basilica Lateranense, di poco posteriore al fatto, lo ritrae incoronato da san Pietro in persona. Lo stesso Carlo Magno attribuiva la sua dignità imperiale ad un atto divino tornato effettivo tramite il suo Vicario. Nelle sue lettere sono frequenti espressioni quali divino nutu coronatusa Deo coronatus, ecc.

Non era, dunque, una semplice rinascita dell’Imperium Romanum, ma il sorgere d’una Cristianità, i cui principi basilari sono spiegati dallo stesso Carlo Magno in una lettera a Papa Leone III:
«Come avevo stretto un patto con il beatissimo predecessore della santa Paternità vostra, così ora desidero stabilire con la vostra Beatitudine un’alleanza inviolabile di uguale fede e carità, in modo che, per la grazia che Dio ha donato alla vostra apostolica Santità, mi raggiunga ovunque la benedizione apostolica invocata per mezzo delle preghiere dei santi, e la santissima Sede della Chiesa Romana, per concessione di Dio, sia sempre difesa dalla nostra Devozione.

A noi spetta, secondo l’aiuto della divina misericordia, difendere con le armi ovunque, all’esterno, la santa Chiesa di Cristo dall’incursione dei pagani e dalla devastazione degli infedeli, e all’interno fortificarla con il riconoscimento della fede cattolica. A voi invece, Padre santissimo, spetta alzare – come Mosè – le mani a Dio per aiutare la nostra milizia, cosicché, con la vostra intercessione e grazie alla guida e alla concessione di Dio, il popolo cristiano riporti sempre ed ovunque vittoria sui nemici del Suo santo nome, e il nome del Signore nostro Gesù Cristo sia glorificato nel mondo intero».

FONTE: Radici Cristiane n. 19

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