Pio XI e l’Enciclica Mit brennender Sorge, «Inimicus homo»

L’«inimicus homo» - Schola Palatina
FONTE IMMAGINE: Bundesarchiv, Bild 146-1969-054-53A / CC-BY-SA 3.0

Ottant’anni fa, il 10 marzo 1937, venne pubblicata l’Enciclica Mit brennender Sorge, che riporta la data del 14 marzo, la sola Lettera di un Pontefice edita ufficialmente in tedesco.

Con viva (letteralmente «bruciante») preoccupazione è il significato del titolo del documento contro la persecuzione nazista ai danni della Chiesa e si apre angosciosamente in questi termini: «Con viva preoccupazione e con stupore sempre crescente veniamo osservando da lungo tempo la via dolorosa della Chiesa e il progressivo acuirsi dell’oppressione dei fedeli ad essa rimasti devoti nello spirito e nell’opera; e tutto ciò in quella terra e in mezzo a quel popolo, a cui S. Bonifacio portò un giorno il luminoso e lieto messaggio di Cristo e del Regno di Dio».

Il testo, che venne letto nelle parrocchie tedesche la domenica delle Palme (21 marzo), era firmato da Pio XI (1857-1939), ma redatto riservatamente dai cardinali Eugenio Pacelli (1876-1958), futuro Pio XII, grande conoscitore della lingua e della cultura tedesca (dal 1920 e per 12 anni consecutivi egli era stato a Berlino il primo nunzio per l’intera Germania, acquisendo da vicino le dinamiche della Repubblica di Weimar), e Michael von Faulhaber (1869-1952), arcivescovo di Monaco e Frisinga. Per non essere intercettata dalla Gestapo, l’Enciclica venne trasmessa segretamente in Germania e tenuta nascosta dai parroci, molti dei quali la celarono all’interno dei tabernacoli.

La persecuzione della Chiesa

Poiché lo scopo primigenio della Chiesa è quello della salvezza delle anime attraverso l’opera di missione salvifica, Pio XI aveva accettato di stipulare il 20 luglio 1933 con la Germania nazista un concordato (Reichskonkordat), che garantiva alcuni diritti della Chiesa cattolica, in particolare per quanto concerne l’insegnamento della religione.

Tuttavia il concordato non fu rispettato, anzi la Chiesa venne violentemente perseguitata, a cominciare dalla Notte dei lunghi coltelli del 30 giugno 1934, quando furono assassinati alcuni dirigenti di organizzazioni cattoliche, fra cui Erich Klausener (1885-1934), a capo della Katholische Aktion, l’Azione cattolica tedesca.

Il card. Pacelli, all’epoca già Segretario di Stato, rivolse coraggiosamente e invano, dal 1933 al 1939, ben 55 note di protesta al Governo tedesco. Nella Lettera è esplicito il riferimento ad Hitler –, quale artefice della persecuzione anticattolica, che viene chiamato inimicus homo (uomo nemico): «Nei solchi, in cui Ci eravamo sforzati di gettare la semenza della vera pace, altri sparsero – come l’inimicus homo della Sacra Scrittura (Mt 13, 25) – la zizzania della sfiducia, della discordia, dell’odio, della diffamazione, di un’avversione profonda, occulta e palese, contro Cristo e la sua Chiesa, scatenando una lotta che si alimentò in mille fonti diverse e si servì di tutti i mezzi. Su di essi e solamente su di essi e sui loro protettori, occulti o palesi, ricade la responsabilità, se all’orizzonte della Germania apparisce non l’arcobaleno
della pace, ma il nembo minaccioso delle dissolvitrici lotte religiose
».

La condanna del Nazionalsocialismo

Il Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (NSDAP) era salito al potere nel 1933 sotto il comando di Adolf Hitler, il tiranno rivoluzionario che condensò in sé ispirazioni sia di carattere illuminista che marxista, operando un totalitarismo oppressivo e criminale come lo era stato quello della Rivoluzione Francese, della Rivoluzione Russa e come lo sarà quello della Cina comunista di Mao Zedong. L’Enciclica di Pio XI non fu soltanto una denuncia dei patti concordatari non rispettati, ma anche un’esplicita condanna della dottrina nazionalsocialista anticristiana, pagana, esoterica, deificante il suo capo: «Non si può considerare come credente in Dio colui che usa il nome di Dio retoricamente, ma solo colui che unisce a questa venerata parola una vera e degna nozione di Dio.
Chi, con indeterminatezza panteistica, identifica Dio con l’universo, materializzando Dio nel mondo e deificando il mondo in Dio, non appartiene ai veri credenti. Né è tale chi, seguendo una sedicente concezione precristiana dell’antico germanesimo, pone in luogo del Dio personale il fato tetro e impersonale, rinnegando la sapienza divina e la sua provvidenza e tutto dirige a buon fine. Se la razza o il popolo, se lo Stato o una sua determinata forma, se i rappresentanti del potere statale o altri elementi fondamentali della società umana hanno nell’ordine naturale un posto essenziale e degno di rispetto; chi peraltro li distacca da questa scala di valori terreni, elevandoli a suprema norma di tutto, anche dei valori religiosi e, divinizzandoli con culto idolatrico, perverte e falsifica l’ordine, da Dio creato e imposto, è lontano dalla vera fede in Dio e da una concezione della vita ad essa conforme.
Rivolgete, Venerabili Fratelli, l’attenzione all’abuso crescente, che si manifesta in parole e per iscritto, di
adoperare il tre volte santo nome di Dio quale etichetta vuota di senso per un prodotto più o meno arbitrario di ricerca o aspirazione umana, e adoperatevi che tale aberrazione incontri tra i vostri fedeli la vigile ripulsa che merita. Il nostro Dio è il Dio personale, trascendente, onnipotente, infinitamente perfetto, uno nella trinità delle persone e trino nell’unità della essenza divina, Creatore dell’universo, Signore, Re e ultimo fine della storia del mondo, il quale non ammette né può ammettere altre divinità accanto a sé
» (§ 2).

Folle idolatria

Il documento condanna a chiare lettere il culto della razza e dello Stato, definendoli perversioni idolatriche e vi si dichiara folle l’ideologia che circoscrive l’azione benefica di Dio all’interno di un solo popolo e di una sola razza: «Solamente spiriti superficiali possono cadere nell’errore di parlare di un Dio nazionale, di una religione nazionale e intraprendere il folle tentativo di imprigionare nei limiti di un solo popolo, nella ristrettezza etnica di una sola razza, Dio, Creatore del mondo, re e legislatore dei popoli, davanti alla cui grandezza le nazioni sono piccole come gocce in un catino d’acqua» (§ 2).

I pastori e cattolici tedeschi vengono invitati a vigilare sulle adulterazioni di nozioni e termini sacri, che svuotano del loro contenuto genuino la verità rivelata, dando spazio a significati profani e neopagani. La maledizione del peccato originale viene ricordata con particolare forza e quelle parole possono tranquillamente e salutarmente essere considerate attuali.

Così come, nel mondo relativista dei nostri tempi, tornano utili gli ammonimenti del Magistero di allora alla gioventù: «Da mille bocche viene oggi ripetuto al vostro orecchio un Evangelo che non è stato rivelato dal Padre celeste; migliaia di penne scrivono a servizio di una larva di cristianesimo, che non è il Cristianesimo di Cristo. Tipografia e radio vi inondano giornalmente con produzioni di contenuto avverso alla fede e alla Chiesa, e, senza alcun riguardo e rispetto, assaltano ciò che per voi deve essere sacro e santo.
Ed oggi, che incombono nuovi pericoli e nuove tensioni, Noi diciamo a questa gioventù: “Se alcuno vi volesse annunziare un Evangelo diverso da quello che avete ricevuto sulle ginocchia di una pia madre, dalle labbra di un padre credente, dall’insegnamento di un educatore fedele a Dio e alla sua Chiesa, costui sia anatema” (Gal 1, 9)
» (§ 9).

La violenta reazione di Hitler

Parole paterne e allo stesso tempo audaci e ricche di sapienza cristiana sono dirette ai Pastori e ai laici e a tutti coloro che si erano lasciati carpire dalle lusinghe e dalle minacce dei nemici di Cristo. Mit brennender Sorge venne letta dai pulpiti delle chiese e il fatto colse di sorpresa il regime nazista, che reagì violentemente. Hitler stesso ordinò di sequestrare tutte le copie del testo e di impedirne l’ulteriore diffusione.

Furono inasprite le persecuzioni contro i cattolici e si aprirono migliaia di nuovi processi ai danni del clero, denunciato con false accuse di frode fiscale oppure di abusi sessuali; quei processi venivano
poi amplificati dalla propaganda, ripresa in seconda battuta dalla stampa estera, come dimostra, per esempio, il «New York Times» del 28 maggio 1937, che pubblicò un denigrante discorso di Joseph Goebbels sulla dilagante pedofilia nel clero. Diverse testate cattoliche furono soppresse, così come molte associazioni cattoliche.

Sacerdoti e religiosi vennero imprigionati nel maggio 1937: 1.100, di cui 304 deportati l’anno successivo nel campo di concentramento di Dachau. Mit brennender Sorge si chiude nella preghiera a Dio e nella speranza cristiana di un ravvedimento «per sé [dei responsabili dei misfatti, ndr] e per i molti che insieme con loro hanno errato ed errano» (§ 11), nel deciso e attivo proposito di continuare a difendere, in nome dell’Onnipotente, diritti e libertà della Chiesa.

Questo fu il sigillo del pensiero sia di Pio XI, sia del suo successore circa la dottrina hitleriana; fu l’atto pubblico ed internazionale della Santa Sede, che esprimeva la sua denuncia e la sua ferma condanna al Regime del Terzo Reich; fu l’aperta voce del Magistero, che riecheggia ancora oggi nella sua potenza di verità e di fede di fronte a tutte le calunnie lanciate dagli anticattolici, che hanno cercato con odio di accusare la Chiesa di omertà, nell’ora della tirannia nazista, per screditarla agli occhi del mondo.

FONTE: Radici Cristiane n. 122

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